I Capuleti e i Montecchi, Vincenzo Bellini, Teatro Valli, 26 gennaio 2025
« Un gran furore » scrisse Vincenzo Bellini allo zio Vincenzo Ferlito dopo il debutto veneziano della tragedia lirica I Capuleti e i Montecchi : altrettanto può dirsi dello spettacolo andato in scena al Teatro Valli di Reggio Emilia, come seconda opera della stagione 2024-2025. L’intramontabile storia d’amore di Giulietta e Romeo, osteggiata dall’annosa guerra tra le loro famiglie, ha entusiasmato un pubblico numeroso ed eterogeneo, con tanti giovani accanto ad attempati melomani.
Nel 1830, Bellini aveva a disposizione soltanto un mese e mezzo per realizzare l’opera e andò ad abitare insieme al librettista Felice Romani. Il risultato fu una straordinaria fusione di musica e poesia, intrecciate in uno svolgimento drammatico tuttora efficacissimo. La tragedia che Shakespeare aveva composto tra il 1594 e il 1596, rielaborando la novella del letterato vicentino Luigi da Porto, era già stata più volte musicata e costituì per Romani e Bellini il punto di partenza per la creazione di un melodramma originale. Nel libretto sono citati Ezzelino, i Guelfi e i Ghibellini : nomi che all’epoca alludevano alle contemporanee battaglie politiche (Ezzelino da Romano era la massima personificazione del tiranno in tanti libretti del primo Ottocento). Oggi per lo più si sorvola su questi aspetti e, per attualizzare l’opera, il regista Andrea De Rosa è ricorso all’ambito calcistico-sportivo, rappresentando le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi come due tifoserie avversarie, che affiggono striscioni o indossano sciarpe con i rispettivi nomi scritti a caratteri cubitali ; i costumi creati da Ilaria Ariemme sono semplici e informali, d’una modernità non precisamente datata ; le scene ideate da Daniele Spanò sono sobrie e monocromatiche, con un quadrilatero centrale che inizialmente costituisce il letto di Giulietta, poi diventa il suo altare sacrificale e infine la sua tomba. Intorno ad esso s’innalzano funi d’acciaio che dapprima creano una barriera con il bellicoso mondo esterno, poi reggono delle lastre in simil marmo bianche-grigie che rimandano alle pareti di un cimitero. Le luci di Pasquale Mari, rasenti e discrete, rendono ancora più efficace l’allestimento.
Come già nella Giulietta e Romeo di Nicola Antonio Zingarelli (1796) e in quella di Nicola Vaccai (1825), anche nell’opera di Bellini il ruolo di Romeo è concepito per un mezzosoprano, cantante en travesti. Il regista De Rosa ha sfruttato questo artifizio per accentuare il carattere androgino del personaggio, non truccandolo da uomo e facendogli indossare per lo più delle tute sportive unisex. In tal modo, l’idea della fluidità di genere è suggerita, senza eccedere mai in stridenti anacronismi, poichè l’effettiva femminilità dell’interprete è emersa nitida soltanto in un paio di occasioni, quando, tolta d’impeto la giacca della tuta, è comparsa la leggera canottiera. Vocalmente, Annalisa Stroppa è stata un’interprete eccellente, che ha saputo delineare con finezza gli ardori e i tormenti dell’adolescente innamorato. La cavatina e la cabaletta del primo atto “Se Romeo t’uccise un figlio […] La tremenda ultrice spada” sono rese con la delicatezza di chi, presentandosi come messaggero di pace, vorrebbe convincere i rissosi avversari a porre fine agli scontri. Successivamente, il duetto d’amore del primo atto e l’aria « Deh! Tu, bell’anima, che al ciel ascendi » hanno entusiasmato il pubblico per l’intensità espressiva, la nitida dizione e l’emissione del fiato agilmente controllata.
La soprano Benedetta Torre è stata altrettanto convincente come Giulietta e non solo perchè, da trentenne affascinante ed eterea, ha il perfetto physique du rôle, ma soprattutto perchè, da allieva dell’illustre Barbara Frittoli e con l’esperienza acquisita in una decina d’anni di carriera internazionale, ha esibito un’abilità canora ed una padronanza scenica incantevoli. Nel primo atto, ha intonato il recitativo e romanza « Eccomi in lieta vesta […] Oh! Quante volte, oh quante » con una linea di canto levigata, impreziosita da sapienti filati, trilli e acuti. Nel secondo atto, la sua voce forte e duttile, unita ad un fraseggio preciso e ben scolpito, hanno trasmesso all’appassionata fanciulla la drammaticità dell’eroina.
Accanto a loro, il tenore Matteo Falcier è apparso un Tebaldo disinvolto, capace di acuti squillanti e d’un energico fraseggio. Il baritono Matteo Guerzè è stato un Lorenzo equilibrato, dalla vocalità dolce e profonda; il basso cinese Baopeng Wang, con la sua mole autorevole e la voce cupa e tonante, ha delineato un Capellio protervo, padre-padrone di Giulietta.
Esperto conoscitore del repertorio belliniano, Sebastiano Rolli ha diretto con sicurezza l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, senza mai sovrastare i cantanti e alternando sonorità marziali (per esempio nella Sinfonia e nel Finale primo) a suoni morbidi, delicati e d’intenso lirismo. Bravissimi i solisti : il clarinetto, il flauto, l’arpa, il corno, il violoncello hanno creato melodie a completamento delle voci umane, in una struggente poesia degli affetti. Il Coro OperaLombardia, validamente guidato da Diego Maccagnola, è apparso compatto e preciso, addirittura maestoso nel concertato finale del primo atto : « Al furor che si ridesta, / alla strage che s’appresta, / come scossa da tremuoto / tutta Italia tremerà… ».
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Lo spettacolo è una coproduzione tra il circuito di OperaLombardia e la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e andrà prossimamente in scena a Cremona (31 gennaio e 2 febbraio) e Pavia (7 e 9 febbraio).
Giulietta : Benedetta Torre
Romeo : Annalisa Stroppa
Tebaldo : Matteo Falcier
Lorenzo : Matteo Guerzè
Capellio : Baopeng Wang
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Direttore : Sebastiano Rolli
Coro : Operalombardia
Maestro del Coro : Diego Maccagnola
Regia : Andrea De Rosa
Scene : Daniele Spanò
Costumi : Ilaria Ariemme
Luci : Pasquale Mari
I Capuleti e i Montecchi
Tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini, libretto di Felice Romani, da Giulietta e Romeo di Luigi Scevola, prima rappresentazione al Teatro La Fenice, Venezia, 11 marzo 1830.
Reggio Emilia, Teatro Valli, rappresentazione di domenica 26 gennaio 2025.