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Un grande spettacolo per aprire la stagione di Genova : Britten, A Midsummer Night’s Dreams

par Marie Gaboriaud 28 octobre 2023
par Marie Gaboriaud 28 octobre 2023

©Opera Carlo Felice

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Come l’anno scorso, la stagione si apre a Genova con una produzione non convenzionale: Sogno di una notte di mezza estate di Britten, in una collaborazione italo-inglese-olandese. Come l’anno scorso, la direzione ha scelto di iniziare con un allestimento al tempo stesso spettacolare e consensuale.

Il regista Laurence Dale non è nuovo alla mise en abyme operistica: ha già diretto l’Ariadne auf Naxos di Strauss, un grande esempio del repertorio « opera nell’opera ». Qui ha scelto di creare una scenografia modulare, il cui fulcro, semplice ma efficace, è la presenza di giganteschi alberi mobili sul palcoscenico, che creano, secondo i meravigliosi effetti di luce di John Bishop, un’atmosfera a volte fiabesca, a volte più terrena, oppure una cornice simbolica, che evoca le sbarre di una prigione nel II atto. L’allestimento è completato da un proscenio più aperto e verde e da un’immensa cornice di luce che circonda il palcoscenico ed evoca l’idea di un teatro nel teatro attraverso uno schermo simbolico, elemento grafico e scenografico su cui si basa l’ultimo film di Wes Anderson, Asteroid City. Tuttavia, l’esibizione della teatralità rimane sottile e concentrata sui dettagli, come le corde visibili di Puck che si muove nell’aria. Il rispetto per lo spirito shakespeariano (da parte di regista e interpreti), in particolare nella rappresentazione finale della commedia – brillantemente malriuscita – dei mercanti al cospetto del Duca, fatto di cartapesta, o nella filippica finale di Puck che implora l’indulgenza del pubblico, contribuisce non poco al successo dello spettacolo.

La comunicazione dell’opera del Carlo Felice aveva posto grande enfasi sulla qualità e la novità dei costumi, in particolare quelli delle fate. Sono davvero superbi, e i modelli voluminosi e strutturati che ricordano Alexander McQueen assumono una dimensione davvero magica durante le scene di danza (nel primo tableau, l’ondulazione del gruppo di fate evoca un animale addormentato), sempre grazie agli effetti d’ombra creati da John Bishop.

La messa in scena di Laurence Dale suggerisce la fragilità degli esseri viventi, rispecchiando i temi shakespeariani e barocchi della mutevolezza con considerazioni più contemporanee sull’Antropocene. Gli alberi in scena, ad esempio, appaiono talvolta secchi, morti o addirittura, inondati di luce rossa, in preda a un incendio devastante, evocando i « mega-incendi » tristemente telegenici che stiamo vivendo da diversi anni. Il libretto di Britten e Pears fornisce una risposta  a questo tema, quando Oberon e Tytania cantano, nel primo atto, la loro responsabilità nell’alterazione delle stagioni: « Le stagioni si alterano: la primavera, l’estate, / L’autunno infantile, l’inverno arrabbiato, cambiano / La loro vita abituale, e il mondo confuso, / Per il loro aumento, ora non sa quale sia; / E questa stessa progenie di mali proviene / Dal nostro dibattito, dal nostro dissenso; / Noi siamo i loro genitori e originali, noi siamo ».

Il direttore Donatto Renzetti riesce a trasmettere la complessità della storia e della partitura. I musicisti sembrano trarre grande piacere dalla strumentazione quasi cameristica e altamente solistica di Britten: numero di archi molto limitato, piccola armonia ridotta al minimo, ottoni e percussioni in primo piano. L’orchestra può così esprimere non solo il suo grande virtuosismo, ma anche una gamma molto ampia di espressioni, dall’onirico al comico. Particolarmente lodevoli sono l’introduzione e le transizioni, portate dai glissendi degli archi gravi, sia giocosi che angoscianti, e i numerosi assoli di tromba.

I cantanti brillano anche per il loro talento drammatico, in particolare i membri anglofoni del cast, che hanno familiarità con il registro shakespeariano. Il controtenore Christopher Ainslie e il soprano Sydney Mancasola sono entrambi di incredibile qualità vocale e scenica. Nel quartetto pastorale degli amanti spicca in particolare il soprano Keri Fuge, che con la sua voce potente e agile e il suo timbro caldo riesce ad abitare vocalmente il personaggio di Helena, allo stesso tempo ridicola « stalker », amica ferita e donna determinata. David Shipley dà vita a Bottom con qualità simili, assolutamente esilarante nella sua onnipotenza, pronto ad assumere ogni ruolo della commedia, persino a interpretare un asino in modo molto realistico, il tutto senza che la qualità musicale ne risenta mai. L’intera scena corale tra Bottom e le fate è un successo totale, oscillando costantemente tra la comicità e una forma di tensione che incalza e congela il pubblico.

Il pubblico è sembrato conquistato da questa combinazione di talento scenico e buone idee teatrali, supportate da un allestimento tecnologico minimale (o almeno discreto) ma suggestivo.

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Les artistes

Oberon : Christopher Ainslie
Tytania : Sydney Mancasola
Puck : Matteo Anselmi
Theseus : Scott Wilde
Hippolyta : Kamelia Kader
Lysander : Peter Kirk
Demetrius : John Chest
Hermia : Hagar Sharvit
Helena : Keri Fuge
Bottom : David Shipley
Quince : David Ireland
Flute : Seumas Begg
Snug : Sion Goronwy
Snout : Robert Burt
Starveling : Benjamin Bevan
Cobweb : Michela Gorini 
Peasebossom : Sofia Macciò 
Mustardseed : Lucilla Romano 
Moth : Eliana Uscidda 
Changeling : Francesco Pagliarusco
Mimo acrobata: Davide Riminucci
Mimi : Armando De Ceccon, Francesco Tunzi

Directeur d’orchestre: Donato Renzetti

Mise en scène : Laurence Dale
Décors et costumes : Gary McCann
Chorégraphie et assistance à la mise en scène: Carmine De Amicis
Lumières : John Bishop

Le programme

A Midsummer Night’s Dream

Opéra en trois actes de Benjamin Britten, sur un livret de Benjamin Britten et Peter Pears, d’après Le Songe d’une nuit d’été de Shakespeare, créé à Aldeburgh le 11 juin 1960.

Nouvelle mise en scène de la Fondation Teatro Carlo Felice en collaboration avec le Royal Opera House de Muscat (Oman). Représentation du 13 octobre 2023, teatro Carlo Felice, Gênes.

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Sydney MancasolaLaurence DaleDonatto RenzettiChristopher Ainslie
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Marie Gaboriaud

Marie Gaboriaud est enseignante-chercheuse en littérature française à l'Université de Gênes. Elle est spécialiste des liens entre musique et littérature, et des phénomènes de canonisation des figures de musiciens. Elle a notamment publié "Une vie de gloire et de souffrance. Le Mythe de Beethoven sous la Troisième République" (2017), qui a été finaliste du Prix France Musique des Muses en 2018.

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