Il pubblico si diverte con il Rigoletto dell’Arena di Verona

Rigoletto, Arena di Verona, 22 agosto 2025
Il potentissimo capolavoro verdiano eccelle in uno storico allestimento, con interpreti giovani e di talento
Rigoletto è uno dei titoli più celebri della produzione verdiana. Insieme al Trovatore (1853) e alla Traviata (1853), forma la cosiddetta “trilogia popolare”, che decretò il definitivo (seppur da molti contrastato) trionfo del geniale compositore e “uomo di teatro”. Francesco Maria Piave trasse il libretto dal dramma Le rois s’amuse di Victor Hugo e dovette lottare a lungo con i censori per riuscire ad ottenere l’autorizzazione alla messa in scena, ma sin dal debutto, nel 1851 al Teatro alla Fenice di Venezia, il successo fu strepitoso. Il 102° Festival dell’Arena di Verona ha riproposto questo capolavoro in un allestimento storico, più volte ripreso nel corso degli anni poiché di grande effetto scenico, e l’ha completato con eccellenti interpreti: nel grande anfiteatro l’entusiasmo del pubblico ha ribadito la potenza dell’opera.
Il regista Ivo Guerra s’è ispirato ai bozzetti creati dall’architetto-scenografo Ettore Fagiuoli per la prima rappresentazione areniana di Rigoletto nel 1928: con fedeltà alle indicazioni del libretto e della partitura, ha costruito ambientazioni storicamente verosimili ed elegantemente suggestive. Lo scenografo Raffaele Del Savio ha dipinto grandi tele che, tra l’ampio palcoscenico e le alte gradinate areniane, hanno ritratto scorci della Mantova rinascimentale: dalle mura merlate del Castello di San Giorgio, alle verdeggianti sponde del Mincio e alle stanze affrescate di Palazzo Te. I sontuosi costumi cinquecenteschi di Carla Galleri e le vivide luci di Claudio Schmid hanno completato, valorizzandolo, il pittoresco disegno di una corte raffinata e libertina. Nella scena iniziale, sono apparsi di forte impatto i numerosi ballerini che, indossando iridescenti costumi verde-azzurri raffiguranti divinità fluviali, parevano alludere alle origini mitiche del fiume e dei laghi mantovani.
All’ottimo risultato visivo è corrisposto un altrettanto entusiasmante esito musicale e vocale.
L’Orchestra della Fondazione Arena – diretta con passione e precisione da Michele Spotti – e il Coro – sapientemente preparato da Roberto Gabbiani – hanno saputo rendere al meglio la travolgente impetuosità di una musica dalle tante sfumature affettive e ricca di avvincenti melodie, oggi assai note anche a chi non è melomane. A soli trentadue anni, Spotti è già uno dei direttori d’orchestra più affermati al mondo. Nei giorni scorsi ha ricevuto la nomina di “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres” dal ministro francese della Cultura: una delle più alte onorificenze, conferita a persone che si sono distinte per il contributo che hanno apportato alla diffusione delle arti e delle lettere in Francia e nel mondo. All’Arena di Verona aveva debuttato lo scorso anno, dirigendo l’inaugurazione con Turandot di Puccini e poi i Carmina Burana di Carl Orff.
Protagonista acclamatissimo della serata è stato il baritono Amartuvshin Enkbath nel ruolo eponimo. Dotato di una splendida voce, potente ed espressiva, ha cantato scandendo precisamente le singole parole (nonché le sillabe) e rendendo magnificamente la complessità interiore del “gobbo”: dall’iniziale baldanza del buffone “serpente” al tormento d’un padre iperprotettivo e disonorato, all’irrefrenabile impulso vendicativo e, infine, al lacerante strazio di chi si sente beffato e “maledetto”. Non ancora quarantenne, originario della Mongolia, Enkbath aveva debuttato in Arena in questo titolo otto anni fa, iniziando così la sua brillante carriera internazionale.
Calorosi applausi sono stati rivolti anche a Rosa Feola, interprete di Gilda. Allieva di Renata Scotto e, in varie occasioni, collaboratrice di Riccardo Muti, negli ultimi anni ha riscosso successo nei maggiori teatri lirici del mondo. La sua voce limpida, la tecnica impeccabile e la padronanza scenica hanno contraddistinto la sua interpretazione, particolarmente toccante nel rendere l’incanto adolescenziale di “Caro nome”.
Come Duca di Mantova s’è esibito il tenore messicano-americano Galeano Salas. Disinvolto seduttore, con voce dal limpido squillo, ha conquistato il pubblico con l’iniziale ballata “Questa o quella per me pari sono” e con la finale canzone “La donna è mobile”. Nel cantabile “Parmi veder le lagrime” ha abilmente lasciato intravedere il barlume d’umanità che, per un fugace istante, ravviva il dissoluto personaggio.
Tra i ruoli da comprimari, va segnalato il basso Gianluca Buratto (Sparafucile), giovane promettente, dalla voce corposa ben controllata e con un’espressiva mezza voce. Convincenti gli altri cantanti: Martina Belli (Maddalena), Agostina Smimmero (Giovanna), Abramo Rosalen (Monterone), Nicolò Ceriani (Marullo), Matteo Macchioni (Matteo Borsa), Hidenori Inoue e Francesca Maionchi (Conti di Ceprano), Ramaz Chikviladze (usciere), Elisabetta Zizzo (paggio).
Le prossime rappresentazioni di Rigoletto si terranno sabato 30 agosto e 6 settembre (serata conclusiva del 102° Festival areniano).
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Il Duca di Mantova: Galeano Salas
Rigoletto: Amartuvshin Enkhbat
Gilda: Rosa Feola
Sparafucile: Gianluca Buratto
Maddalena: Martina Belli
Giovanna: Agostina Smimmero
Il Conte di Monterone: Abramo Rosalen
Marullo: Nicolò Ceriani
Matteo Borsa: Matteo Macchioni
Il Conte di Ceprano: Hidenori Inoue
La Contessa di Ceprano: Francesca Maionchi
Un Usciere di Corte: Ramaz Chikviladze
Un Paggio della Duchessa: Elisabetta Zizzo
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro: Roberto Gabbiani
Direttore: Michele Spotti
Regia: Ivo Guerra
Scene: Raffaele Del Savio
Costumi: Carla Galleri
Luci: Claudio Schmid
Direttore allestimenti scenici: Michele Olcese
Rigoletto
Melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave, ispirato al dramma di Victor Hugo Le rois s’amuse; prima rappresentazione al Teatro La Fenice di Venezia, 11 marzo 1851.
Verona, Anfiteatro Arena, 22 agosto 2025.