Nuova stagione dell’Opera-Comique: applausi calorosi per Les contes d’Hoffmann

Les Contes d’Hoffmann, Opéra-Comique, 25 settembre 2025
Realismo, fantasmagorie e un apprezzabile cast seducono il pubblico
Un teatro gremito ha accolto lo spettacolo d’inaugurazione della nuova stagione dell’Opera Comique: Les Contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach nella coproduzione dell’Opera national du Rhin, del Wolksoper Wien, dell’Opera di Reims e dello stesso teatro dell’Opera-Comique. L’allestimento era stato presentato il 20 gennaio 2025 all’Opera national du Rhin ed è ritornato all’Opera-Comique dopo trent’anni d’assenza.
L’opera-testamento del geniale compositore franco-tedesco ha subito, nel corso del tempo, innumerevoli rimaneggiamenti, poiché Offenbach é morto per malattia poco prima di giungere alla versione definitiva. Nell’edizione proposta, il libretto di Jules Barbier (tratto dalla piece da lui scritta insieme a Michel Carré) é stato tradotto da Frank Harders; la partitura é edita da Michael Kaye e Jean Cristophe Keck. La regista Lotte de Beer e il direttore musicale Pierre Dumoussaud hanno optato per una versione che alterna parti cantate e dialoghi recitati (com’é tipico dell’opera-comique), riscritti da Peter te Nui. A tal fine, hanno effettuato diversi tagli nella partitura e, di conseguenza, anche nella bella musica melodica.
Originariamente suddivisa in prologo, tre atti ed epilogo, l’opera é stata strutturata in due sole parti, con un intervallo intermedio. Vi si raccontano le sfortunate vicende amorose vissute dal poeta Hoffmann con tre donne (Olympia, Antonia e Giulietta) e con l’attuale amata Stella. Emergono cosi’ varie tribolazioni esistenziali: l’amore per l’arte e i tormenti della creazione artistica, la passione per il vino e per il gioco d’azzardo. Realismo e fantasmagorie s’intrecciano, poiché i desideri e le paure del protagonista deformano la realtà: una minuscola bambolina rosa assume dimensioni gigantesche, occupando l’intero palcoscenico e sostituendosi alla donna presunta amata, che indossa simili abiti rosa. In cerca d’amore e di sé stesso, Hoffmann dialoga con la sua Musa, che gli é accanto nei momenti cruciali e lo salva dalle tentazioni diaboliche.
I costumi tendenzialmente moderni (Jorine van Beck), i giochi di luce (Alex Brok) e gli ambient essenziali (Christof Hetzer) proiettano lo spettatore in una dimensione onirica che abbatte le distanze temporali e riattualizza la vicenda. Fin dall’inizio, lo spettacolo risulta gradevole e coinvolgente. Il pubblico applaude molte arie a scena aperta e talora ride sonoramente. L’opera, che tradizionalmente é considerata l’unica seria di Offenbach, in contrapposizione con le precedenti buffe, viene qui resa in continuità: ironia e comicità abbondano, soprattutto nella prima parte.
Il direttore Dumoussaud guida l’Orchestra filarmonica di Strasburgo con piglio deciso, passando da momenti lirici ad altri ilari, oppure malinconici e tragici. Tali contrasti e i numerosi chiaro-scuri arricchiscono il tessuto drammaturgico, rendendo molto vivace la rappresentazione. Gli strumentisti eseguono con sicurezza sia le parti d’insieme che i brani solistici e d’accompagnamento, tra i quali spiccano il violino, il violoncello, l’arpa e il flauto. Buono l’equilibrio con il coro Ensemble Aedes, ben preparato da Flore-Elise Capelier e ben coordinato nei numerosi spostamenti in scena. Apprezzabile il cast. Michael Spyres interpreta il protagonista con disinvoltura ed espressività. La sua voce é morbida ma tenace; i vocalizzi sono impeccabili. Nonostante l’origine americana, egli canta e recita con una dizione chiara e precisa. Accanto a lui, Héloïse Mas svolge il doppio ruolo di Musa ispiratrice e del diabolico Nicklausse. Mezzosoprano versatile, con una voce brunita e una spiccata personalità artistica, é un’ottima attrice, agile nei balzi e nei frequenti trasformismi, vivacizza il dialogo interiore dell’artista e assume un ruolo di spicco durante l’intero spettacolo. Il soprano egiziano-neozelandese Amina Edris ha un quadruplice ruolo: le donne amate da Hoffmann. Il suo canto é dapprima di coloratura, poi lirico e drammatico. Dotata di una voce limpida e corposa, sonora nel registro grave e dall’acuto squillante, supera egregiamente l’impegnativa prova.
Il baritono-basso Jean-Sébastien Bou incarna con opportuno sarcasmo le varie figure demoniache (Lindorf, Coppélius, Dottor Miracolo e Dappertutto). Il giovane tenore Raphael Brémard interpreta con disinvoltura i personaggi buffi e caricaturali (Andrés, Cochenille, Frantz, Pitichinaccio). La consolidata esperienza del baritono Nicolas Cavallier rende dignitosamente eleganti e persino commoventi il taverniere Lutero e il liutaio Crespel. Il mezzosoprano Marie-Ange Todorovitch dà alla voce della madre defunta di Antonia la cupezza dell’Oltretomba. Brevi ma vivaci gli interventi dei comprimari: il tenore Matthieu Justine (Nathanael, Spallanzani) e il giovane baritono franco-polacco Matthieu Walendzik (Hermann, Schlémil). La serata si conclude con un tripudio d’applausi.
Pour lire cet article dans sa version française, cliquez sur le drapeau !
Hoffmann : Michael Spyres
La Musa / Nicklausse : Héloïse Mas
Stella / Olympia / Antonia / Giulietta: Amina Edris
Lindorf / Coppélius / Dottor Miracolo / Dappertutto : Jean-Sébastien Bou
Andrea / Cochenille / Frantz / Pitichinaccio : Raphael Brémard
Lutero / Crespel : Nicolas Cavallier
Nathanael / Spallanzani : Matthieu Justine
Hermann / Schlémil : Matthieu Walendzik
La voce della madre : Marie-Ange Todorovitch
Orchestra Filarmonica di Strasburgo
Direzione musicale : Pierre Dumoussaud
Regia : Lotte de Beer
Scene : Christof Hetzer
Costumi : Jorine van Beek
Luci : Alex Brok
Les Contes d’Hoffmann
Opera fantastica in cinque atti o un prologo, tre atti e un epilogo, ispirato a E.T.A. Hoffmann ; musica di Jacques Offenbach, libretto di Jules Barbier, tratto dalla pièce scritta nel 1851 con Michel Carré ; rappresentata all’Opéra-Comique il 10 febbraio 1881.
Parigi, Opéra-Comique, 25 settembre 2025